Raddoppio del Frejus la Regione aumenta i tir che passano nel traforo

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MARIACHIARA GIACOSA – Repubblica
Lo SCORSO anno nel tunnel del Frejus sono passati 666 mila veicoli pesanti. Nel 2019 quando sarà aperta al traffico la seconda galleria, quella che sta costruendo Sitaf, la società che gestisce l’autostrada Torino – Bardonecchia e la parte italiana del tunnel, potranno passarne 1 milione e 51 mila all’anno, 2800 al giorno in media, con un tetto massimo consentito di 4200 transiti quotidiani, a fronte degli attuali 1826.
Meno male che la galleria non avrebbe dovuto determinare aumenti di traffico. E che anzi su questa direttrice l’obiettivo del governo e dell’Europa era una progressiva diminuzione dei transiti merci da spostare verso la ferrovia (anche per questo si costruisce l’alta velocità) a scapito del trasporto autostradale, più inquinante e pericoloso. A leggere questi numeri l’obiettivo pare del tutto disatteso. Con buona pace di Sitaf, che ha margine per veder crescere i suoi introiti, considerato che il pedaggio del tunnel per i tir va, a seconda della tipologia, dai 158 ai 925 euro per i trasporti eccezionali.
Basta fare qualche moltiplicazione per capire che con un milione di mezzi le cifre si fanno interessanti. Va detto che è Sitaf a pagare la parte italiana della galleria, 204 milioni (su un totale di 550, mentre la stima iniziale, quando non era prevista l’apertura al traffico era di 407) di cui solo 30 vengono dallo stato. La questione è emersa ieri a Palazzo Lascaris dove il consigliere del Pd Antonio Ferrentino ha presentato un’interrogazione all’assessore Francesco Balocco. La Regione ha appena espresso l’ultimo parere favorevole per l’apertura al transito della galleria. La decisione fu presa nel 2012 dalla Conferenza intergovervativa che stabilì, dopo l’incidente mortale del giugno 2005, che la seconda canna doveva essere aperta al traffico per ragioni di sicurezza, per dividere il flusso attuali 1826.
Meno male che la galleria non avrebbe dovuto determinare aumenti di traffico. E che anzi su questa direttrice l’obiettivo del governo e dell’Europa era una progressiva diminuzione dei transiti merci da spostare verso la ferrovia (anche per questo si costruisce l’alta velocità) a scapito del trasporto autostradale, più inquinante e pericoloso. A leggere questi numeri l’obiettivo pare del tutto disatteso. Con buona pace di Sitaf, che ha margine per veder crescere i suoi introiti, considerato che il pedaggio del tunnel per i tir va, a seconda della tipologia, dai 158 ai 925 euro per i trasporti eccezionali.
Basta fare qualche moltiplicazione per capire che con un milione di mezzi le cifre si fanno interessanti. Va detto che è Sitaf a pagare la parte italiana della galleria, 204 milioni (su un totale di 550, mentre la stima iniziale, quando non era prevista l’apertura al traffico era di 407) di cui solo 30 vengono dallo stato. La questione è emersa ieri a Palazzo Lascaris dove il consigliere del Pd Antonio Ferrentino ha presentato un’interrogazione all’assessore Francesco Balocco. La Regione ha appena espresso l’ultimo parere favorevole per l’apertura al transito della galleria. La decisione fu presa nel 2012 dalla Conferenza intergovervativa che stabilì, dopo l’incidente mortale del giugno 2005, che la seconda canna doveva essere aperta al traffico per ragioni di sicurezza, per dividere il flusso di marcia dei veicoli. Questo però non doveva determinare un aumento dei tir. Balocco ieri ha precisato che la Regione vigilerà che il limite stabilito sia mantenuto, peccato che sia pari a quasi il doppio dei passaggi attuali. E non è solo una questioni di crisi.
Nel 2007, quando la recessione era di là da venire, sotto il traforo del Frejus passarono 876 mila veicoli pesanti. Poi è iniziata la discesa. Nel 2009 il traffico è sceso a 683 mila tir, fino ai 662 nel 2013, l’anno più nero. «Lancio la sfida al Movimento 5 stelle e ai No Tav perché facciano con me una battaglia per abbassare la soglia del milione – dice il parlamentare democratico, e vicepresidente della Commissione trasporti del Senato, Stefano Esposito – Un numero serio sarebbe 900 mila, tenuto conto che i dati di questi anni risentono della congiuntura economica fortemente negativa». Pronto a dare battaglia anche Ferrentino «Il rischio è quello di raddoppiare anche il traffico di tir, che impatterà in maniera grave sulla val Susa».

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