“Istigare il sabotaggio della Tav non è libertà di espressione”

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LA PROGETTAZIONE STRATEGICACesare Martinetti – LaStampa
Mario Virano è da pochi giorni direttore della Telt, Tunnel Euroalpin Lyon-Turin. È la nuova società che dovrà realizzare il tunnel di base del corridoio ferroviario Mediterraneo, la più contestata linea ad alta velocità d’Europa. Tra i contestatori il più acceso, o semplicemente il più noto, lo scrittore Erri De Luca che per aver giustificato ed invocato il sabotaggio del cantiere s’è preso una denuncia per istigazione a delinquere, pena prevista da uno a cinque anni. Il processo riprende domani.
Architetto Virano, perché volete mandare in galera De Luca?
«Non vogliamo mandarlo in galera, è un processo che ereditiamo dalla Ltf, la società che ci ha preceduto ma del quale condividiamo gli obbiettivi: difendere i sabotati muti, cioè i lavoratori del cantiere che hanno subito attacchi e violenze appoggiate e legittimate da uno scrittore famoso come De Luca. Difendere i nostri operai era un dovere etico».
Però la vostra denuncia contiene un attacco alla libertà di espressione: non è legittimo sostenere che la Lione-Torino è «inutile e nociva»?
«Il diritto c’è, ma non è questo l’oggetto del contendere. Tutte le opere possono essere criticate; diverso è sostenere la legittimità o l’indispensabilità del sabotaggio fisico dei cantieri, l’uso delle cesoie per tagliare le reti di protezione e i lanci di molotov e di pietre. In discussione c’è l’apologia di questo, non la critica all’opera che siamo disponibilissimi ad affrontare».
Dunque, volete mandare in galera De Luca?
«Vogliamo verificare in tribunale se l’esercizio della libertà di informazione ed espressione a cui siamo affezionati non meno di Erri De Luca trovi limiti o no. O se l’apologia della violenza non comporti anche una responsabilità, se l’incitazione a delinquere sia da considerarsi esercizio della libertà di espressione».
Secondo De Luca il sabotaggio si giustifica e legittima anche per ragioni di salute. La Val di Susa – scrive – riceve dosi quotidiane di amianto e di pechblenda, materiale radioattivo più concentrato dell’uranio impoverito.
«Due colossali menzogne. Quel cantiere è il più monitorato d’Italia e forse d’Europa. Ci sono 66 centraline di rilevazione continua di tutti i principali indicatori ambientali e ovviamente il tema dell’amianto è quello più controllato. Finora non se n’è trovata traccia».
Anche i padroni dell’Eternit dicevano che non c’erano pericoli per gli operai. Poi s’è visto com’è finita.
«Non sono io a dirlo, non è l’azienda, ma Arpa, Ispra, Asl e ministero dell’Ambiente, cioè tutti i soggetti istituzionalmente preposti a questi controlli. È un sistema molto sofisticato e costoso, le autorità ci hanno fatto vedere i sorci verdi per aprire il cantiere».
E cosa risponde alla denuncia della presenza di pechblenda?
«Un bel nome, suggestivo, mi ricorda la kriptonite, non mi stupisce che abbia colpito l’immaginario di uno scrittore. La radioattività è costantemente controllata. C’è un contatore Geiger nella testa della talpa che scava il tunnel. Posso dare questa notizia a De Luca: nella galleria di scavo le radiazioni sono meno della metà della media abituale nel resto del Piemonte. Funzionerebbe benissimo come rifugio dalle radiazioni».
Lei è stato comunista ed ha una cultura di sinistra, non può non riconoscere la legittimità storica e democratica dei movimenti popolari di opposizione. Perché portare in tribunale uno scrittore che estremizza ma proprio per questo dà voce al movimento della Valle di Susa?
«Ho considerato l’opposizione popolare di massa con radici nel territorio e guidata dai sindaci un grande fatto di democrazia quando ho iniziato a occuparmi della Lione-Torino nel 2006. C’era un’azione di popolo in cui le frange erano marginalizzate. A quel movimento bisognava rispondere lo si è fatto azzerando un progetto sbagliato. Un caso unico in Italia. Ora la leadership No Tav è formata dall’antagonismo che ha come posta in gioco non un treno o il territorio ma è diventata un simbolo spendibile sul mercato politico dell’antagonismo radicale».
Come risponde all’accusa di spendere una cifra colossale per un’opera «inutile»?
«L’attraversamento delle Alpi è la condizione indispensabile perché il corridoio mediterraneo consenta ai treni di viaggiare in pianura, convenienti e competitivi. Lo fanno gli svizzeri a Gottardo e Loetschberg, e le loro ferrovie assorbono il 64% del traffico; lo fanno austriaci e tedeschi al Brennero (35% di traffico). Noi con la linea storica intercettiamo appena il 9%. O decidiamo che usciamo dal mercato ferroviario o togliamo il tappo delle Alpi e diamo una prospettiva storica a Torino e il Piemonte. È semplicemente una scelta di buonsenso».

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