Massimiliano Peggio – LaStampa
«Questa forma di lotta degli over sessanta ha un sapore retrò, che coinvolge al massimo una ventina di persone. La lotta è finita. Non si può più ostacolare un’opera approvata dai governi di Francia e Italia con il via libera dell’Unione Europea».
Non ha dubbi Antonio Ferrentino, consigliere regionale del Pd e consigliere comunale a Sant’Antonino di Susa, nel giudicare «l’assalto dei nonni No Tav» come l’ultima fiammella di una protesta.
Ma non era anche lei un contestatore dell’Alta Velocità?
«Certo, molto tempo fa, quando il progetto era ben diverso da quello attuale, quando era davvero devastante per la valle. Questo tracciato non ha nulla di devastante. La sola traccia dell’esistenza della linea sarà la stazione di interscambio di Susa. Continuare a protestare è inutile. È una mossa di retroguardia. I cittadini della valle non condividono più la protesta».
Cosa dovrebbero fare i No Tav?
«Interrogarsi sulle ricadute dell’opera sul territorio, sugli interventi di compensazione. Dovrebbero mettersi attorno a un tavolo e ragionare sul futuro. Come fanno in Francia, dove i lavori vanno avanti spediti».
Che cosa fanno sull’altro lato delle Alpi?
«Da quattro mesi i nostri cugini stanno scavando il tunnel vero e proprio, non quello esplorativo, come il nostro. Per di più là, a San Martin la Porte, dove c’è il loro cantiere, non hanno bisogno di protezioni eccezionali. All’ingresso c’è un solo vigilantes, disarmato, che annota chi entra e chi esce».
Quindi tutte le azioni No Tav sono inutili e superate?
«Certo. Che questa protesta sia una mossa di retroguardia, lo dimostra il fatto che la Sitaf abbia completato il raddoppio del tunnel del Frejus senza contestazioni. I lavori sono nella fase finale, e nel 2019 il tunnel entrerà in funzione».
Questa lotta è retrò non pensano al futuro
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